Delphine De Vigan - Gli effetti secondari dei sogni


"La signora del bar di fronte ha adottato il cane di Mouloud. I cani li possiamo prendere in casa, i senzatetto no. Mi sono detta che se ognuno di noi accogliesse un senzatetto, se ciascuno decidesse di prendersi cura di una persona, una sola, di aiutarla, starle accanto, forse per la strada non sarebbero così tanti."



Trama
Lou, una ragazzina di tredici anni dall'altissimo quoziente intellettivo, conosce una giovane clochard, Nolween, detta No, e dopo averla intervistata per un compito in classe decide coraggiosamente di ospitarla a casa sua. Questo sembra l'inizio di una rinascita per tutti i personaggi, per lei e per No, ma anche per i genitori di Lou, annichiliti da una tragedia familiare che li ha piegati irrimediabilmente. L'esperienza avvicina Lou anche a Lucas, il ragazzo per cui ha una cotta, il più affascinante della scuola, anche lui molto problematico.


Impressioni
Questo romanzo affronta temi grandi e toccanti, come il problema dei senza tetto, l'emarginazione, la solitudine, la depressione. Lo fa in punta di piedi, senza mai strafare ma senza purtroppo neanche creare grandi avventure o compartecipazione nel lettore. Un bel romanzo insomma, ma che penso abbia in se qualcosa di irrisolto; o forse la colpa è mia, che non sono riuscita a provare fino in fondo quella affinità che serve per capire davvero i personaggi e le vicende di un romanzo. In ogni caso un libro degno di nota, al di là di quanto io possa aver colto o meno.

"Odio le relazioni, odio parlare davanti a tutti, una faglia sismica si apre sotto i miei piedi, ma tutto rimane immobile, nulla crolla, preferirei svenire qui, subito, fulminata, cadere a terra morta stecchita, le Converse a ventaglio, le braccia in croce, il professor Marin scriverebbe con il gesso alla lavagna: qui giace Lou Bertignac, la migliore della classe, asociale e muta."

Il tratto che accomuna tutti i personaggi è la loro solitudine ed emarginazione, reale o dell'anima. La protagonista Lou, è una ragazzina dal quoziente intellettivo sopra la media, intelligentissima, che fa esperimenti e ha pensieri da adulta. Questo suo essere fuori dalla norma la rende quasi una forma di vita aliena per i suoi compagni di classe, che non la capiscono e la evitano, emarginandola. 

"Non mi piace molto parlare, ho sempre l'impressione che le parole mi sfuggano, disertino, si dileguino, non è un problema di vocabolario né di definizioni, perché di parole ne conosco parecchie, ma al momento di pronunciarle mi si confondono, si disperdono, ecco perché evito i racconti e i discorsi, mi limito a rispondere alle domande che mi fanno, tenendo per me l'eccedenza, l'abbondanza, le parole le moltiplico in silenzio per avvicinarmi alla verità."

Allo stesso tempo ella vive una vita parallela rispetto agli altri componenti della sua famiglia che si occupano di lei in modo distratto, quasi come se fosse un'ombra. Ha troppo tempo da passare da sola, cresce troppo in fretta e senza una guida. Ella è così sola, senza l'effetto di nessuno che si reca spesso alla stazione per vedere le emozioni sui visi delle persone che arrivano o partono. Una cosa che io ho trovato tristissima per il senso di abbandono che questo suo gioco mi ha trasmesso.
È qui in stazione che Lou conosce No, una giovane senzatetto, abbandonata dalla madre - verremo a sapere più avanti - che dorme per strada, nei centri di accoglienza o dove capita. No porta su di se fisicamente e mentalmente tutte le cicatrici che l'abbandono e una vita di strada producono. Le due ragazze entrambe sole ed emarginate si aggrappano l'una all'altra in un rapporto simbiotico e molto particolare. Aiutare No diventa per Lou il modo per uscire dal suo bozzolo, per imparare a convivere con gli altri. 

"Da quando sono nata, mi sono sempre sentita al di fuori, ovunque fossi, fuori dall'immagine, dalla conversazione, sfasata, come se fossi la sola a sentire rumori o parole che gli altri non percepiscono, e sorda alle parole che invece sembrano sentire, come se fossi fuori dalla cornice, dall'altra parte di una vetrata immensa e invisibile.
Eppure, ieri ero là con lei, sono sicura che si sarebbe potuto tracciare un cerchio intorno a noi, un cerchio da cui non ero esclusa, un cerchio che ci comprendeva"

Grazie a No ella riesce a diventare amica di Lucas e avvicinare le sue compagne di classe. 
Lucas è solo ed emarginato anche lui. Ragazzo bello e affascinate, molto popolare a scuola tra le ragazze e dalla fama di ribelle, egli vive solo abbandonato dalla madre che vive con un altro uomo e dal padre scappato in Brasile. Egli si aggira per le grandi stanze della sua ricca casa, senza una guida, completamente abbandonato. È forse questa solitudine, questa maturità forzata che lo spinge a voler proteggere Lou, a diventare suo amico e compagno e complice del salvataggio di No.
L'arrivo di No in casa di Lou costituisce anche il motore per spingere i genitori di Lou ad uscire dal loro isolamento. Anche gli adulti infatti sono emarginati. La madre di Lou, dopo una tragedia familiare, è caduta in una depressione così profonda da vivere in un proprio mondo vuoto e opaco, senza più riuscire a lavorare, curarsi e dare amore a chi la circonda. Il padre cerca di mandare avanti la famiglia come può ma si capisce che si senta un fallito e che il suo affetto per Lou sia sempre filtrato attraverso questo grande dolore che ha coinvolto la famiglia. 
L'arrivo di No a casa Bertignac dà inizio al cambiamento per l'intera famiglia, la madre esce dal suo bozzolo depressivo, No le dà una ragione per tornare alla vita attiva. La stessa No sembra voler uscire dal suo dolore e la aiuta in questo percorso.
Poi però le cose si sfaldano e finiscono per rovinarsi.
L'autrice sembra quasi voler suggerire che non c'è modo per i clochard che hanno scelto la strada per uscire da questa loro condizione. No, dopo un periodo molto positivo di rinascita, inizia a bere ad essere sempre più instabile, torna ad essere emarginata. Il messaggio che ho avvertito non è molto positivo, come se una persona di strada non possa mai migliorare nemmeno provandoci con tutte le forze. Si intuisce che per No non potrà esserci lieto fine. Allo stesso modo ho trovato odioso l'egoismo dei genitori di  Lou, che non esitano a metterla fuori di casa, senza fare un estremo tentativo di salvataggio, dimenticando che è stata proprio lei ad innescare il cambiamento in loro e continuando egoisticamente la loro vita di ritrovata felicità tra uscite a teatro e cene romantiche come se l'arrivo della ragazza non fosse mai avvenuto.
Anche Lou è vittima di questo loro egoismo, continua ad essere lasciata sola a crescere e anche per lei si intuisce che il futuro non sarà mai facile.

Un romanzo breve, poco più di 207 pg., imperfetto e molto triste, che però come ogni libro di buona qualità fa pensare e lascia dietro di se un piccolo arricchimento dell'animo.


"Vorrei dirle che sono io ad avere bisogno di lei, perché non riesco più a leggere né a dormire, non ha il diritto di lasciarmi così, so che sembra il mondo alla rovescia, e comunque il mondo gira alla rovescia, basta guardarmi attorno, vorrei dirle che mi manca, anche se pare assurdo, anche se è lei a mancare di tutto, di tutto quello che occorre per vivere"

"Di notte, quando non si dorme, le preoccupazioni si moltiplicano, crescono, si amplificano; mano a mano che le ore passano l'indomani si oscura, il peggio raggiunge l'evidenza, più nulla sembra possibile e superabile, più niente sembra tranquillo. L'insonnia è il volto oscuro dell'immaginazione."



Commenti

Post popolari in questo blog

Dal libro al film: Sebastian Barry - Il Segreto

Daphne Du Maurier - Mia cugina Rachele (1951)

"Bellezza è terrore. Ciò che chiamiamo bello ci fa tremare." Donna Tartt - Dio di Illusioni