A spasso nello spazio e nel tempo insieme a Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut

Leggere questo romanzo per me è stato come essere finita dentro un frullatore.
"Mattatoio n.5" è forte, totalizzante, uno di quei libri che ti lasciano in apnea e dai quali hai bisogno di riemenrgere per riprendere fiato.
Un'altra lettura non esattamente estiva dopo "1984" di Orwell, ma un'esperienza che un lettore dovrebbe fare almeno una volta nella vita.



"Billy è spastico nel tempo, non controlla i movimenti, non sa dove andrà dopo, e le sue gite non sono necessariamente divertenti. È costantemente in uno stato di terrore da palcoscenico, dice, perché non sa mai quale parte della sua vita dovrà recitare la prossima volta." 

Il romanzo di Vonnegut è un'opera che rimane impressa perché costringe il lettore a continui salti spazio-temporali per seguire il suo protagonista. Nonostante la vicenda principale sia dolorosa, il tono è spesso ironico e onirico e il protagonista sembra balzare di là e di qua come un folletto, incapace di vivere un solo attimo alla volta della propria esistenza.

Vonnegut annienta il concetto stesso di tempo perché il suo protagonista è in ogni luogo e in ogni momento della sua vita, a caso, senza poter scegliere e senza continuità. 

Billy Pilgrim, il protagonista, è un uomo qualunque, poco bello nell'aspetto e senza particolari qualità. Dopo l'esperienza bellica nella Seconda Guerra Mondiale è diventato un ottico e grazie al matrimonio con una donna abbiente ne ha acquisito la fortuna economica e ha avuto da lei due figli.
Nonostante il suo status di uomo normale ha avuto una vita straordinaria che si dipana davanti a lui in un lungo continuum temporale che frulla insieme tutti gli episodi che ha vissuto, restituendoci tanti tasselli che compongono il puzzle della sua vita. Solo mettendoli ognuno al proprio posto capiremo quali sono le vicende che Billy ha vissuto.

La peculiarità di Billy è la sua capacità di viaggiare nel tempo. O almeno così lui crede, dal momento che i suoi viaggi sembrano più dei sogni che spostamenti temporali veri e propri.
E' come se egli viaggiasse tra i suoi stessi ricordi, ripercorrendo diversi fatti della sua vita senza un ordine cronologico. Come se la sua stessa esistenza fosse un lungo rotolo di carta in cui passato, presente e futuro si trovassero tutti sullo stesso piano, senza un prima o un dopo. Così mentre è sul fronte tedesco della Seconda Guerra Mondiale, gli può capitare di ritrovarsi con suo padre in piscina mentre il genitore tenta di insegnargli a nuotare, oppure sbronzo ad una festa dove sta tradendo la moglie con una donna anch'essa sbronza, o ancora in una casa di riposo il giorno del funerale della madre o ad una cena in onore di una squadra della Little League di cui fa parte il figlio.

Sicuramente le esperienze più pregnanti che segnando sia Billy che il lettore sono il suo rapimento da parte degli extraterrestri che lo espongono in uno zoo e soprattutto la sua esperienza di prigioniero di guerra da parte dei tedeschi. 
Anzi, è questo il vero motivo che ha spinto Vonnegut a scrivere il romanzo. 
"Mattatoio n.5" dovrebbe essere un modo per elaborare l'esperienza bellica che segnò l'autore in modo indelebile. Egli lo dichiara apertamente nel primo capitolo, che è in realtà una dichiarazione d'intenti nella quale Vonnegut esprime i motivi che lo hanno spinto alla scrittura del romanzo.
Vonnegut, come Billy, fu fatto prigioniero dai tedeschi e vide con i propri occhi la distruzione totale della magnifica città di Dresda, la Firenze del nord. Un'esperienza totale, drammatica e così traumatizzante che Vonnegut non seppe mai affrontarla veramente ma lo fece attraverso la sua grande passione per la fantascienza, attraverso i viaggi nel tempo di Billy, prendendo distanza dal drammatico evento e riuscendo a descriverlo solo col tono sognante e ironico del suo protagonista, sempre in bilico tra realtà e sogno, come se il bombardamento e la distruzione della città non fossero mai davvero accaduti, ma Billy li avesse soltanto immaginati.


Commenti

Post popolari in questo blog

Dal libro al film: Sebastian Barry - Il Segreto

Daphne Du Maurier - Mia cugina Rachele (1951)

"Bellezza è terrore. Ciò che chiamiamo bello ci fa tremare." Donna Tartt - Dio di Illusioni