Kanae Minato - Confessione

Dopo le festività natalizie torno con una recensione di un libro thriller giapponese letto nel mese di novembre, un bel libro se ci si vuole avvicinare alla narrativa giapponese!


"Questo sono io, pensai in quel momento, un residuo di felicità in un guscio ormai vuoto, una felicità diluita che infine si trasforma in una schiuma rarefatta."

Trama
Una professoressa delle medie, alla vigilia delle vacanze estive, tiene il suo discorso di congedo ad una delle sue classi. Ha deciso di ritirarsi dall'insegnamento dopo la morte della figlia di quattro anni avvenuto un mese prima a causa di un presunto incidente, che invece lei stessa rivela essere stato un assassinio perpetrato proprio da due alunni della classe a cui sta parlando. 
La vendetta della professoressa avrà esiti tragici e metterà in luce la crudeltà dei principali attori della vicenda.

La letteratura giapponese mi ammalia, ogni nuova opera che leggo è una scoperta capace di affascinarmi! 
In questo caso è stato bello conoscere un'autrice minore come Kanae Minato. 
Questo è il suo primo romanzo, edito in Italia da Giano nel 2008  e nato da un suo racconto, La sacerdotessa, del 2007, che qui ne costituisce il capitolo iniziale, ovvero il discorso della professoressa Moriguchi alla classe,  e che pone tutte le basi per la narrazione successiva.
Essendo un'opera prima è per certi versi imperfetta; le imperfezioni si concentrano soprattutto in un finale che sembra troppo tirato per i piedi e inverosimile. 
Malgrado questo, l'atmosfera da thriller è serrata, lo stile asciutto, freddo, a tratti analitico e la lettura è piacevole.
Anche la costruzione della vicenda, la scelta di raccontarla attraverso le diverse confessioni dei protagonisti, è azzeccata. Ad ogni capitolo si cambia punto di vista, così da avere una visione di insieme della vicenda, se ne studiano tutte le diverse sfumature e si entra direttamente nella psiche dei diversi personaggi.

I temi principali che si possono riscontrare nel romanzo sono la maternità e l'assassinio.
I personaggi principali del romanzo hanno un rapporto molto difficile e complicato con la maternità. 
La professoressa Moriguchi e' una madre che si vede portare via la figlia in modo crudele, insensato. Ella reagisce a questa perdita scegliendo la strada della vendetta sui suoi studenti perché non riesce a venire a patti con la  perdita della bambina che aveva scelto di crescere da sola, dopo la scoperta della malattia del padre della piccola. Una creatura che era la sua fonte di gioia, la sua ispirazione come insegnante. Ora che ha perso il suo affetto piu grande, la professoressa sceglie la strada della vendetta che è anche quella meno etica, perché mette i colpevoli di fronte alla loro colpa e li espone ad un destino crudele di vessazioni e ritorsioni da parte dei compagni.
Anche i due responsabili della morte della bambina, Nao e Shuia, hanno rapporti diametralmente opposti ma allo stesso modo difficili con le proprie madri.
Nao è figlio di una madre iperprotettiva che non gli ha però fornito le basi per crescere indipendente e sicuro. Egli ha vissuto sotto una campana di vetro, coccolato e vezzeggiato come un ragazzo dalle straordinarie capacità. Quando la realtà gli fa capire che è solo un ragazzo normale come tanti, sceglie il delitto per diventare straordinario, per essere ricordato. La vendetta della professoressa scatena in lui tutte le sue insicurezze latenti, lo porta alla soglia della pazzia, lo rende preda delle sue paure. 
Shuya e' invece un piccolo genio, prepotente e sicuro di se che commette azioni orribili solo per attirare l'attenzione di una madre assente, che lo ha prima vessato e poi abbandonato per la propria carriera, senza dargli più sue notizie. Il ragazzino ha finito col mitizzare la figura materna a discapito di tutte le altre persone che lo circondano. Egli si ritiene superiore agli altri, per lui tutti sono troppo stupidi e insignificanti. Prova disprezzo per la vita altrui e i suoi sogni di gloria e celebrità nelle braccia della madre trovano come unica soluzione il delitto, l'annientamento di vite innocenti.
Per entrambi i due giovani non c'è salvezza, saranno condannati a vivere per sempre con la colpa che hanno commesso, soli con la loro coscienza.
La vicenda fa riflettere anche sul significato di assassino.
Tutti i personaggi sono molto controversi e con una forte componente negativa. I due ragazzini scelgono l'assassinio come mezzo per affermare se stessi, come se fare il male fosse l'unico modo per diventare grandi e affermassi nel mondo degli adulti. Sono due assassini crudeli che non provano rimorso e non si redimono mai.
Anche la professoressa pero' non può essere esente da critiche. La sua condotta non ha niente di professionale, è responsabile delle azioni atroci che i due ragazzi commettono dopo che mette in atto la sua vendetta. In qualche modo anch'ella può essere definita un'assassina, perché è a causa del suo gesto, lo scegliere di non chiamare la polizia e non denunciare i colpevoli dell'uccisione della figlia, a provocare un'effetto valanga che coinvolgerà anche persone che altrimenti sarebbero state estranee alla vicenda e non avrebbero subito le conseguenze del suo gesto.

Un bel thriller nipponico, teso, originale, che consiglio, per leggere qualcosa di nuovo e diverso!

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