Louisa May Alcott - Piccole Donne e Le Piccole Donne Crescono

 
 
Stasera recensisco insieme due classici per ragazzi come "Piccole Donne" e "Le piccole Donne Crescono".
Due recensioni totalmente diverse, infatti da sempre il secondo non riesco tanto a digerirlo per le scelte dell'autrice, mentre il primo rimane sempre un libro che amo rileggere!
 
Piccole Donne
 
 

Difficile, se non impossibile scrivere qualche riga di commento a questo classico per ragazzi che da sempre mi accompagna e a cui sono affezionata come ad un vecchio amico.


Ricordo prima di tutto un vecchio cartone animato con la sigla finale in cui sfilavano tutta una serie di alberi, pini forse (qui la sigla iniziale http://www.youtube.com/watch?v=rZT_vUwCe4U ), e un vecchio film con Elisabeth Taylor nella parte di Amy, se non ricordo male (qui l'unico video che ho trovato: http://www.youtube.com/watch?v=MWSIjCcdpeM ).


Solo più tardi sono arrivati i cartoni animati più recenti e il film con Wynona Ryder e Gabriel Byrne che comunque non hanno mai saputo scalzare dal mio cuore l'amore provato per quei primi approcci ad un classico insuperabile.


Leggerlo oggi non muta l'affetto che provo verso le quattro sorelle e verso una visione intima e semplice della vita domestica, una visione in cui ciò che conta sono la famiglia e i buoni sentimenti, seppure ora filtrati attraverso i nostri tempi oscuri e che poco hanno di moderno ma molto di barbarico, che dimenticano cosa sia la famiglia a favore del vuoto apparire.


Ecco, rileggere un testo simile mi fa venire in mente con fosse un tempo la vita e come fossero importanti le persone che gravitavano intorno a noi. Non che oggi non lo siano, ma spesso ci dimentichiamo di loro a causa del cosiddetto stress e della frenesia.


Certo, letti oggi certi pistolotti educativi messi in bocca alla signora March suonano un po' stucchevoli e superati, come superato è il genere nel quale si inscrivere il romanzo della Alcott, quello del romanzo educativo e sentimentale di esaltazione dei valori cristiani che oggi non esiste più e che se anche esistesse nessuno sarebbe interessato a leggere.


Certe parti, però, per me sono indimenticabili, come il ballo al quale partecipano Meg e Jo, con guanti spaiati e macchiati di limone e il vestito bruciacchiato; il pianoforte regalato a Beth dal signor Lawrence e il personaggio dell'amico Laurie, che appare a tratti un po' superficiale e stupidimmo in qualche sua esternazione.


La cosa certa è che il mondo descritto delle piccole cose spesso imperfette, stride con altri classici che amo, come per esempio quelli di Jane Austen, dove tutto è perfezione e dove nessuno nessuno ha mai un capello fuori posto. Questa non vuole essere una critica a "zia Jane" che ammiro moltissimo, ma solo una constatazione. Mi viene in mente anche "L'età dell'innocenza", letto di recente, dove tutto è esteriorità, ricchezza, dimostrazione del sapere tenere a freno i propri sentimenti, mentre qui invece è tutto sentimento ed esternazione. Si metta a confronto il comportamento irruente e spesso maschile di Jo con certi personaggi misurati e granitici della Wharton.

Questo è insomma un romanzo imprescindibile che si dovrebbe leggere nel caso in cui si aspirasse a conoscere i classici per ragazzi.



Piccole donne crescono
 
 
Era davvero tanto tempo che non rileggevo uno dei classici che più ho amato da ragazzina. Leggerlo oggi è stato un po' come affrontarlo per la prima volta perché, benché ricordassi a grandi linee le vicende, non ricordavo più nei particolari le piccole dinamiche familiari e domestiche di questo secondo volume del ciclo della Alcott.


Le protagoniste sono cresciute e devono affrontare vicende più adulte come l'amore, il matrimonio, una famiglia propria, i figli. Nello stesso tempo ai miei occhi rimangono sempre le ragazzine che mi hanno tanto tenuto compagnia da piccola.


Detto questo però, devo ammettere che leggendolo oggi mi sono accorta che la Alcott, in questo suo secondo volume, ha forse provato un piacere perverso nel far andare le vicende nel modo opposto a quanto il suo fidato lettore si aspetterebbe: l'amata Jo non sposa il simpatico Laurie, come avrei sempre voluto, ma quell'orso, benevolo ma pur sempre attempato, professor Bhaer, che mi è pure simpatico ma che non vedo per niente congeniale a lei! Laurie dal canto suo finisce col consolarsi con Amy, la sorella più giovane, che per questo mi è sempre rimasta un po' antipatica, forse perché non le ho mai perdonato di essersi frapposta senza tanti rimorsi tra lui e Jo, la mia preferita. E come poter mandare giù la morte della dolcissima Beth o il fatto che Jo decida di smettere di scrivere così dalla sera alla mattina???


No, cara Alcott, non si fa così.... Io capisco anche che tu ti sentissi un po' s frustrata per aver ottenuto il successo con un ciclo di libri per ragazzi, ma i tuoi affezionati lettori in questo modo si sentono defraudati del lieto fine che speravano, per averne invece uno che lascia un po' di amaro in bocca!

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