Joe Hill - La vendetta del diavolo

"Ogni candela proiettava la propria ombra sulla volta, sicché sei diavoli senza volto si affollavano intorno a Ig, sei figure vestite a lutto intorno alla sua cassa da morto, che oscillavano al ritmo di una marci funebre sentita soltanto da loro."


Non avrei dato un centesimo a questo romanzo... non ci avrei proprio scommesso... Il motivo? La mia antipatia a priori per i figli di papà, folta schiera di cui l'autore fa parte. Si, perché dietro ad un nome comune e anche un po' anonimo come Joe Hill si cela il figlio del re del brivido, quel grande fabulatore di Stephen King! Questo è il suo terzo romanzo dopo "La scatola a forma di cuore" e la raccolta di racconti "Ghosts", opere che, dopo che i miei dubbi su di lui si sono sciolti come neve al sole, credo che leggerò con vero piacere e curiosità.
Insomma, avevo un sacco di pregiudizi sull'autore di questo libro, credo non mi ci sarei mai avvicinata se non fosse stato per i gruppi di lettura del gruppo "La compagnia dei lettori" (https://www.facebook.com/groups/lacompagniadeilettori/) e invece... Invece è stata una delle opere più coinvolgenti, intriganti, ammalianti di questo anno molto avaro di libri così belli! Una storia, se non originalissima, trattata con dovizia di particolari, articolata e con protagonisti davvero ben delineati. Credo proprio che Hill abbia tratto grande vantaggio dalla lezione del padre e stia lavorando per diventare anch'egli un degno narratore di storie nere e deliranti.

La trama: ad un anno dall'omicidio della fidanzata Merrin Williams per il quale è pesantemente sospettato anche se in assenza di prove certe, il giovane Ignatius Perrish si risveglia dopo una sbornia colossale e scopre che, nottetempo, gli sono cresciute un bel paio di corna! Il suo stupore continua quando si accorge che coloro che vengono in contatto con lui sono spinti a rivelare segreti inconfessabili o azione nefande che hanno commesso, senza poi ricordarsi di averlo mai incontrato. Egli diventa così un emarginato, che inizialmente vaga senza meta e poi si rifugia nella vecchia fonderia in disuso dove Merrin è stata uccisa. 
Il suo stato di giovane demone può però aiutare Ig a venire a conoscenza di quanto è successo veramente la notte in cui la ragazza è stata uccisa, e chi sia il suo vero carnefice.

I personaggi sono potenti e dai "buoni" agli antagonisti li si sente vicini, delle presenze con le quali si ha piacere di trascorrere qualche ora in compagnia. 
I confini tra bene e male in questo romanzo sono molto labili e spesso si confondono. Ig, pagina dopo pagina, si trasforma in un vero e proprio demone, almeno nell'aspetto esteriore. Dentro rimane un ragazzo di buon cuore, una persona che molti, a partire dalla sua famiglia, non hanno capito fino in fondo. Tutti sono stati pronti, chi apertamente è chi più velatamente, a puntargli il dito contro, senza riflettere che una persona altruista come lui non avrebbe mai potuto fare del male al suo unico e vero amore, quella Merrin così dolce e fragile, così bella e così ambita. Oggetto del desiderio non solo per Ig ma anche per il suo migliore amico e antagonista Lee Thourneau. 
Il personaggio di Lee è il villain per eccellenza, un demone che nasconde le sue vere sembianze dietro una parvenza di uomo comune. Una persona che fin da bambino agisce subdolamente per ottenere ciò che vuole. Tutto quello che dice e fa non è mai sincero, ha sempre un secondo fine. L'inizio dell'amicizia con Ig si basa sulla menzogna di avergli salvato la vita mentre Ig è caduto nel fiume, e così continuerà tutto il loro rapporto fino all'inevitabile scontro finale. 
È un personaggio che mette i brividi ed è più viscido di uno dei serpenti che infestano la fonderia, teatro principale dell'azione dell'intero romanzo.
La fonderia abbandonata di Gideon, il paese dei protagonisti, non è solo un luogo, ma un vero e proprio personaggio. Tutte le vicende chiave si svolgono qui. Dalla caduta nel fiume di Ig, dopo aver disceso dentro un carrello della spesa la pista da skateboard, all'uccisione di Merrin, fino a diventare il rifugio del demone Ig e il luogo destinato allo scontro finale.
Come ho già detto,il romanzo è un susseguirsi di scene madri che dà un ritmo incalzante all'intero romanzo e invoglia a leggere velocemente le quasi 400 pagine del romanzo. Ma la scena che più mi ha colpito è stata quella in cui Ig, ormai un demone a tutti gli effetti, raduna intorno a se tutti i serpenti della zona, animali adoranti e al suo servizio.
Meritano una menzione, poi, le parti dedicate alla giovinezza dei protagonisti; pagine che ho trovato bellissime e molto cariche a livello emotivo, perché è proprio in quel momento che affondano le radici i principali snodi narrativi che verranno sviluppati in seguito. Queste parti ricordano molto da vicino il modo di narrare del padre di Joe Hill, il King più intimista e attento alla descrizioni dei ragazzi che possiamo ritrovare in "It" o "Il corpo" (racconto contenuto nella raccolta "Stagioni diverse"), solo per citare i riferimenti più famosi. 

In conclusione credo bisognerebbe riflettere sulla definizione di thriller che si trova riportata in copertina. Sarebbe più giusto definire questo libro un romanzo sospeso tra l'horror e il romanzo di suspence. Forse si inscrive nel romanzo horror il fatto che il protagonista diventi man mano un vero e proprio diavolo, però non c'è altro di orrorifico, anche l'uccisione di Merrin non è descritta in modo brutale, ma rimane sullo sfondo, come un segreto che serve perché la narrazione vada avanti ma che non è necessario svelare del tutto. O forse dovremmo semplicemente dimenticarci della semplicistica suddivisione in generi e goderci questa lettura... Pregustando l'uscita del film a cui stanno lavorando, con un Daniel Radcliffe che con corna sulla testa vorrebbe far dimenticare per sempre di essere stato il tenero Harry Potter dell'amata saga!
Da leggere assolutamente per scoprire una delle penne più promettenti in circolazione!



"In effetti, nessuno abitava più in quella casa, da mesi. Era solo il posto in cui Dale e Heidi Williams tenevano le loro cose, distaccato dalle loro vite interiori come una stanza d'albergo."

"Adorava i libri scritti da gente dalla vita breve e tragica, o, in mancanza, di nazionalità inglese. Voleva che ogni romanzo fosse un viaggio emotivo e filosofico e in più le insegnasse nuove parole da aggiungere al suo vocabolario. Leggeva Gabriel Garcìa Màrquez, Michael Chabon, John Fowles e Ian McEwan."


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