"Stoner" di John Williams: una eccezionale normalità


"Si considerava un personaggio al limite del ridicolo, per il quale nessuno mai avrebbe potuto nutrire un interesse particolare".

Dopo aver letto l'ultima riga di "Stoner" mi sono soffermata a riflettere su cosa renda così speciale, amato, addirittura mitizzato (e con ragione) questo romanzo che racconta di un uomo grigio, passivo, sottovalutato e bistrattato dal mondo, un uomo comune a cui non succede gran chè per tutto il corso della narrazione; cosa ha reso la lettura così entusiasmante sia per me che per l'amica che tanto lo ha amato e che me lo ha consigliato?
L'unica risposta sensata che sono riuscita a darmi è stata che Stoner siamo noi, persone definite normali, che passiamo un'intera vita nell'anonimato del nostro quotidiano, spettatori dei grandi fatti della Storia senza mai prendervi attivamente parte. Persone normali ma con grandi potenzialità proprio come Stoner.
Perché se la Storia è fatta di grandi e carismatici personaggi, c'è un'altra storia, più piccola, intima, provinciale che abbraccia tutti noi persone dalla vita tranquilla ma dalle grandi passioni.

La parabola del romanzo rispecchia il suo protagonista.
Pubblicato nel 1965, il romanzo ebbe scarso successo vendendo pochissime copie.
Fu riscoperto solo con la sua ripubblicazione negli Stati Uniti nel 2003 diventando un caso editoriale grazie al passaparola dei lettori che non smettono di amarlo ed esaltarlo!

Il professor William Stoner è il protagonista di questo romanzo che, in punta di piedi, come il suo protagonista, bussa alla porta del cuore del lettore e timidamente entra dentro senza volersene più andare. 
Stoner è un uomo apparentemente così indifeso e fragile nei confronti delle avversità che deve affrontare che a piu riprese si ha una gran di abbracciarlo forte e rassicurarlo che andrà tutto bene.

Però…tornando alla domanda che mi sono posta all'inizio: cosa rende così speciale un libro interamente incentrato su un uomo che rimane e lavora per tutta la vita nella stessa università dove ha studiato, sposato ad una moglie odiosa che non lo ama e attorniato da personaggi che vogliono in ogni modo metterlo in difficoltà? Io credo che il primo motivo vada ricercato nello stile di John Williams, così lineare, semplice e nello stesso tempo appassionante e indagatore dei moti dell'animo. In secondo luogo il romanzo è grande proprio grazie al suo passivo protagonista, perché Stoner non è poi così fragile come lo si potrebbe giudicare inizialmente. Stoner, proprio come il suo nome suggerisce, è saldo come un sasso, una roccia davanti alle avversità della vita, ha una determinazione e una forza d'animo che pochi hanno, ne è un esempio l'episodio del contrasto tra lui e un altro professore davanti al quale Stoner decide di non piegarsi nemmeno vedendosi congelata la sua carriera lavorativa. Il problema è che egli non riesce ad esternare questi suoi sentimenti, quindi le sue passioni restano tutte interne e nessuno può scalfire la sua superficie, se non il lettore. 

Un libro che parla di un piccolo uomo e che parla di tutti noi.
Un tesoro che, per fortuna, è stato riscoperto!


"sei votato al fallimento. Ma anziché combattere il mondo, ti lascieresti masticare e sputare via, per ritrovarti a terra a chiederti cos'è andato storto. Perché ti aspetti sempre che il mondo sia qualcosa che non è, qualcosa che non vuole essere. Sei il maggiolino nel cotone, tu. Il verme nel gambo del fagiolo. La tignola nel grano. Non riusciresti ad affrontarli, a combatterli: perché sei troppo debole, e troppo forte insieme. E non hai un posto al mondo dove andare".



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