Lyndall Gordon - Come un fucile carico, la vita di Emily Dickinson

Certi libri non sono solo semplici letture, sono vere proprie esperienze che ti cambiano e ti restano impigliate dentro senza volersene più andare.
La biografia di Emily Dickinson scritta da Lyndall Gordon rientra sicuramente in questa categoria!

Emily Dickinson è una figura che da sempre mi affascina e mi attira nonostante resti in parte un enigma. Le sue poesie, studiate male ai tempi dell'università, mi hanno sempre colpito per il loro intimismo domestico, il parlare di gesti quotidiani, come il ripiegare lo scialle su una sedia o una mosca sulla carta da parati, accostato a temi cosmici come l'eternità, l'anima, l'aldilà.
Io so però che la poesia non è il mio genere e mai lo sarà.
Nonostante ciò, in tutti questi anni mi era rimasta la voglia di conoscere meglio la poetessa e saperne di più.

Attorno a lei sono nate tante leggende, come che si fosse reclusa in casa dopo un amore finito male, che vestisse sempre di bianco, che si nascondesse dietro una porta durante le visite degli ospiti.
In questa biografia Lyndall Gordon fa luce in modo veramente esaustivo e preciso, citando lettere e fonti, sulle leggende nate attorno alla poetessa e ce ne restituisce un immagine di donna moderna e molto risoluta per l'epoca in cui visse.


Lyndall Gordon è un'accademica specializzata in biografie, ne ha scritte moltissime: su Virginia Woolf, Mary Woolstonecraft (ovvero la madre di Mary Shelley), Henry James, il poeta T.S. Eliott.
Dopo aver letto questa su Emily vorrei leggerle tutte quante ma, sappiate, in italiano sono state pubblicate da Fazi solo questa su Emily e quella su Charlotte Brontë del 1994, tradotta recentemente.

Il punto di forza di questa biografia è l'essere strutturata come un romanzo familiare.
All'inizio infatti troverete un albero genealogico della famiglia Dickinson che risale addirittura ai primi coloni inglesi che nella metà del 1600 si stabilirono in Massachusetts, e poi una lunga lista dei personaggi in ordine di apparizione, come se quello che stiamo per leggere non fosse una biografia ma literary fiction e della specie più appassionante.
Perché, seppur Emily avesse deciso di recludersi in casa e non uscire più, la sua vita e quella della sua famiglia furono talmente ricche di avvenimenti che si potrebbero scrivere non una, ma centinaia di biografie attorno alle loro esistenze.

Il teatro delle vicende è la cittadina di Amherst, in Massachusetts. I Dickinson sono la famiglia più in vista della città: il nonno di Emily ha infatti fondato l'università e il padre e poi il fratello, entrambi avvocati, si avvicenderanno come tesorieri dell'istituzione.
I Dickinson, padre, madre, Emily e la sorella Lavinia, detta Vinnie, abitano in una grande casa in stile coloniale chiamata Homestead, e solo un prato li divide dagli Evergreen, la residenza dove vive invece il fratello Austin, insieme alla moglie Susan e ai tre figli.
La vita qui scorre tranquilla. La poetessa da anni non esce di casa, scrive poesie nella sua stanza dalla quale non esce quasi mai e si fida soltanto di una ristretta cerchia di persone a cui fa conoscere il suo estro creativo attraverso le lettere che scrive loro. La sua più grande amica e lettrice, una "sorella dell'anima", è Sue, la moglie del fratello, una delle prima ad aver capito, grazie allo spirito affine e raffinato, il genio della cognata.
Questo tranquillo equilibrio famigliare sarà spezzato da Mabel Loomis Todd che, diventando l'amante di Austin, spaccherà la famiglia e darà inizio ad una lunghissima faida che si tramanderà alle figlie e contribuirà a far nascere le leggende che conosciamo attorno alla figura della poetessa.

La Gordon apre la biografia esponendo subito la sua tesi, ovvero che la figura di Emily sia stata oggetto di un grande rimaneggiamento ordito dall'amante del fratello, che avrebbe fatto arrivare fino a un'immagine distorta della poetessa e della sua poetica. La Gordon vuole porre Emily nella giusta luce togliendola dal mito e dalle immagini fantasiose che sono circolate dopo la sua morte.

Nella prima parte la Gordon ci racconta di Emily attraverso le sue lettere e poesie.
Ne esce l'immagine di una ragazza dalle idee molto liberali e rivoluzionari per l'epoca, idee che si rispecchiano nel suo modo di scrivere che scardina tutte le regole poetiche tradizionali solitamente usate dalle donne dell'epoca nei componimenti poetici. La poetessa usa termini del linguaggio scientifico, facendo riferimenti a vulcani, lava, armi, fucili per descrivere la sua vita ("un vulcano silenzioso - la vita, la mia vita era stata come un fucile carico") e usa una nuova punteggiatura dove i punti e le virgole sono sostituiti da trattini (- -) che quasi rendono graficamente i sospiri o le sospensioni del modo di parlare.
Nonostante la vita apparentemente semplice condotta da Emily, la vita interiore fu un vulcano di idee e sentimenti. Ella rifiutava il modo pressante di vivere la religione dell'epoca, rifiutava l'idea del matrimonio come unico scopo della vita della donna, e chiese alla famiglia di poter vivere della sua arte perché costituiva la sua stessa essenza.
Il padre, avvocato severo e inflessibile che non sorrideva mai, acconsentì alla sue richieste forse come "dono" per la malattia che la affliggeva.
Di lei infatti tutti sanno che era malata, ma di cosa? Attraverso documenti e testimonianze la Gordon arriva ad affermare che la malattia di Emily fosse l'epilessia, una malattia di cui all'epoca si sapeva poco ma che era considerata disdicevole, sopratutto per una donna.
E fu proprio per questo che Emily venne spinta a restare in casa: non era conveniente che ci fosse anche la più piccola possibilità di un attacco mentre era con altre persone. Fu questo il probabile motivo per cui non si sposò mai, nonostante in età avanzata visse una storia con un anziano amico del padre e che prese l'abitudine di vestire sempre di bianco. Questo colore, da adottare non solo negli abiti ma anche nell'arredamento, gli era infatti stato consigliato da un medico di Boston per guarire dalla malattia.

Emily nonostante fosse reclusa in casa ebbe un vita piena. Ella scriveva per il suo circolo di persone speciali, persone che giudicava adatte a poter capire i suoi componimenti e il suo linguaggio criptico e metaforico. Allegandole alle lettere scrisse quasi 2000 componimenti, molti dei quali destinati alla cognata Sue, ma solo una decina vennero pubblicati mentre era in vita. Questo perché era consapevole  che la mente dei suoi contemporanei non era ancora in grado di apprezzare un forma poetica così rivoluzionaria.
Il grande pubblico conobbe la poetessa soltanto dopo la sua morte, per opera principalmente di Mabel Loomis Todd, l'amante del fratello Austin.

È qui si arriva alla seconda parte della biografia, quella in cui la Gordon inizia a parlare della faida familiare che coinvolgerà  le generazioni dei Dickinson dopo la morte di Emily.
In questa seconda parte la poetessa Emily si ritrae dal proscenio per lasciare spazio ad altri personaggi.
Prima di tutti Mabel: una donna giovane, bella e arrivista che, povera, agognava spasmodicamente al successo. Una femme fatale che arrivò ad Amherst al seguito del marito, donnaiolo e fedifrago, che aveva avuto un posto all'università come docente di astronomia.
La donna individuò subito il nucleo famigliare dei Dickinson come coloro che avrebbero potuta portarla al successo. Mabel aveva modi molto affascinanti e riuscì ad irretire prima Sue, di cui divenne amica, e poi il giovane Ned Dickinson, infine il maturo Austin che per lei ripudiò la famiglia, la moglie e le sorelle. La relazione trai due andò avanti fino alla morte dell'uomo.


Emily non diede mai l'approvazione alla relazione, profondamente legata alla moglie del fratello spiritualmente e intellettualmente.
Purtroppo morì nel bel mezzo della relazione del fratello con Mabel Todd.
La donna, grazie alla complicità dell'uomo e all'appoggio iniziale di Lavinia, la sorella di Emily, riusci a farsi affidare molto delle poesie della poetessa che ricopiò a macchina e diede alla stampe.
Mabel Todd è infatti passata alla storia come la curatrice ufficiale dell'opera di Emily Dickinson, la donna che la fece conoscere al mondo, ma che occultò accuratamente certi aspetti della vita della poetessa e fece nascere la leggenda attorno alla sua figura.
Mabel non conobbe mai realmente Emily, che non la volle mai incontrare, ma con gli anni, grazie al suo charme alla sua parlantina, riuscì a farsi passare per una delle persone che meglio l'aveva capita.
Insabbiò volutamente la storia della sua relazione con Austin e tentò di eliminare ogni evidenza di come Emily avesse amato la cognata Sue, la principale destinataria del componimenti.

L'ultima parte si concentra sui processi che ebbero per protagonisti gli eredi di Emily contrapposti alla famiglia Todd che possedeva parte dei documenti della poetessa. Una faida durata fino alla metà del '900 e che coinvolse le figlie di Mabel e Sue.
A loro dobbiamo altre pubblicazioni, e nuove certe invenzioni: come la leggenda che la vuole rinchiusa in casa a causa di un amore finito male. Una visione sentimentalistica che si addiceva al sentire del tempo ma che oggi la Gordon con i suoi studi accurati sul materiale originario tenta di screditare.

Il merito più grande della biografa è quello di regalarci un saggio che ha tutte le caratteristiche del romanzo, con la presenza di un'eroina tragica, una comprimaria "sorella dell'anima" e un'antagonista forte e indimenticabile.
È una biografia appassionante che ci restituisce un'immagine della poetessa vivida, moderna, una donna che aveva dentro di sé il fuoco sacro della poesia e lo regalava solo a persone degne di ricevere un tale dono. Una donna appassionata e anticonformista difficile da dimenticare e che è impossibile non amare.

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