"Sconsigli Letterari" #1: Divergent di Veronica Roth


Al grido di "NON APRITE QUESTO LIBROOOOOOO" eccole qui, le mie impressioni su una delle trilogie più in voga del momento, quella di "Divergent", dal cui primo libro è stato tratto un film, uscito la scorsa primavera, con l'attrice del momento, Shailene Woodley, la stessa che è protagonista anche di "Colpa delle stelle".

Mi sono avvicinata alla trilogia con curiosità, ben disposta, consapevole di non avere tra le mani un'opera da premio Pulitzer, ma speranzosa che non fosse la super cazzola che invece ho letto... 
A favore di questo primo libro devo ammettere che si lascia in qualche modo leggere. L'ho trovato a tratti noioso ma ha parti anche spassose. Insomma, meno peggio di quello che lo segue.
Come era già successo con i vampiri di Stepheny Meyer che avevano generato una serie infinita di cloni, così ora, dopo il successo della saga di "Hunger Games", sembra che ogni serie o saga, chiamatela come volete, debba per forza essere ambientata in un futuro distopico, ovvero in un mondo alternativo, cupo, dominato dalla forza bruta e dal potere di pochi crudeli despoti. 
In questo caso il futuro che ci viene presentato è una Chigago post-apocalittica che non viene mai chiamata col suo nome ma che si evince solo da alcuni indizi, in particolare dagli edifici che vengono descritti; un esempio su tutti è l'Hancock Building, protagonista del capitolo in cui la protagonista si cimenta nella "zip-line", sorta di "giostra" che prevede la discesa da un grattacielo appesi ad un cavo d'acciaio. 
Una città che una volta si affacciava su un fiume che ora è solo una palude, e dove la maggior parte degli edifici è in rovina dopo una probabile terribile guerra, ma anche questo possiamo solo ipotizzarlo perché nulla viene spiegato con chiarezza. 
In questa città, per preservare la pace, gli uomini hanno deciso di dividersi in Fazioni a seconda dell'elemento predominante nel proprio carattere: ci sono così gli Abneganti (gli altruisti che governano la città), gli Intrepidi (i coraggiosi che la difendono), gli Eruditi (coloro che sono dediti allo studio e alla conoscenza), i Candidi (coloro che non mentono mai) e i Pacifici (coloro che ripudiano la violenza in ogni forma). Tutti coloro che non rientrano in una fazione, le persone normali, le definirei io, sono degli Esclusi, dei relitti umani senza cibo e senza casa costretti a mendicare e a vivere di stenti. 
Insomma, non certo un bel mondo nel quale vivere...
Questa è lo scenario nel quale agisce la protagonista Beatrice, "Tris" (nome ovviamente cretino perché se non ha un nome del genere non può essere la protagonista di uno YA), che ha sedici anni, è nata nella fazione degli abneganti ma ora deve scegliere a quale fazione essere iniziata. Ella, durante il test che le indica qual è la sua inclinazione, scopre di essere una Divergente, ovvero di essere... una persona normale, in quanto nel suo animo ha un po' di caratteristiche di abneganti, intrepidi, eruditi… detta più semplicemente, è altruista, coraggiosa e le piace scoprire nuove cose... Caratteristiche pericolosissime, vero? Bè, essere divergente è pericoloso per la sua incolumità e quella degli altri, almeno così le viene detto, quindi le viene consigliato di non rivelare a nessuno questa sua peculiarità, che sarebbe poi la normalità... ma vabbè… non stiamo troppo a sottilizzare e andiamo avanti.
Dopo aver scelto di essere iniziata alla fazione degli Intrepidi, affascinata dal vederli  ogni giorno saltare dai treni in corsa mentre si reca a scuola (sic! sì, perché questi storditi di Intrepidi non scendono o salgono normalmente dai treni, ma ci si gettano fuori o dentro mentre sono in corsa… soprassediamo...), dovrà ovviamente affrontare diverse prove di coraggio, le proprie paure, numerosi nemici, la nostalgia per i propri cari, oltre a venir coinvolta in un complotto che vuole rovesciare l'ordine attuale. Ovviamente incontrerà l'amore della sua vita, Tobias "Quattro"(altro soprannome cretino che non vuol dire proprio niente!), il suo istruttore, perché altrimenti che YA sarebbe senza la dozzinale storia d'amore tra il bellone e la bruttona?



Il romanzo si lascia leggere in qualche modo, una classica lettura d'evasione senza pensieri, però devo ammettere che dopo Hunger Games che mi aveva tanto appassionato, questo nuovo fenomeno con tanto di pellicola al seguito mi ha decisamente deluso. 
Lo spunto narrativo delle fazioni è sicuramente interessante ma la buona idea viene un po' buttata via per mancanza di particolari. Per esempio, non viene spiegato se la divisione in fazione riguarda solo Chicago o anche altre città, non si sa cosa sia accaduto al governo degli Stati uniti e al resto del mondo, quale sia il loro assetto politico.
Lo stile spesso è approssimativo (solo per fare un esempio: in un passaggio la madre urla a Tris "Tu sei mia figlia. Non me ne frega niente delle fazioni." Frase non proprio forbita che proprio non si addice ad una madre e alla situazione e che mi ha fatto tanto ridere!!!! )
I personaggi, soprattutto quelli secondari, hanno poco o nulla spessore, quasi soltanto delle figurine di contorno, dei nomi che si accavallano uno all'altro senza che il lettore sia capace di distinguerli. I buoni sono solo buoni, i cattivi sono cattivi senza possibilità di redenzione. Non ci sono sfumature nei caratteri, nessun tentativo di renderli più interessanti, di creare un "mondo" intorno a loro.
Anche la storia d'amore sembra seguire canali già visti e sentiti, il bellone buono, perfetto, sensibile, inesperto sotto la sua corazza di duro, si innamora della protagonista che, come da moda dilagante, è bruttina, impacciata o almeno si definisce in questo modo.
Il difetto più grande credo che risieda poi nell'intreccio che, a mio avviso, decolla solo quando il libro è quasi verso la conclusione. Per più di 200 pagine assistiamo all'addestramento di Tris per diventare un'Intrepida, senza capire perché il suo essere Divergente sia così pericoloso. 
Capisco che la necessità di scrivere gli altri due libri della saga dandole un degno (?) finale spinga l'autrice ad allungare un po' il brodo, peccato che tutta la storia ne risenta mancando di un vero centro e concentrandosi alla fin fine solo sul rapporto romantico tra Tris e Quattro (ma si può chiamare i due protagonisti in un modo tanto stupido???)

E questo è il libro migliore tra i tre… il bello… o brutto... dipende dai punti di vista deve ancora venire...

To be continued...

Commenti

Muriomu ha detto…
Non l'ho letto, ma anche mia sorella me lo ha sconsigliato.
Io per ora mi sono limitata alla visione del film XD
Secondo me è stupida proprio l'idea che c'è alla base.
Il pensiero di poter definire le persone in base ad un'unica caratteristica come se un individuo possa davvero essere identificato da un unico aspetto del suo carattere.
Tutti siamo divergenti allora, perché non esserlo significherebbe essere esseri molto limitati e ottusi.
E nello stesso film (parlo del film perché non avendo letto il libro posso basarmi solo su questo) si nota come, ad esempio, un candido possa diventare un intrepido mantenendo comunque il suo essere sempre sincero. Quindi non è questa una contraddizione?
Quei membri di altre fazioni che dopo un test attitudinale cambiano percorso, pur mantenendo le caratteristiche caratteriali della fazione in cui sono cresciuti, non sono a loro volta dei divergenti?

Ti lascio il link della recensione della sister, io non l'ho ancora voluta leggere XD perché non voglio essere influenzata dalla sua opinione.
Linkerò a lei la tua, così magari potrete discuterne ^_^

http://cafelitterairedamuriomu.blogspot.it/2015/06/recensione-divergent-di-veronica-roth.html

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