Matthew Quick - Il lato Positivo (L'orlo argenteo delle nuvole)

Cercando di mettermi in pari con le tante recensioni che aspettano di essere pubblicate, stasera pubblico anche questa, relativa ad un libro che ho amato moltissimo!!!!






Trama:

Pat Peoples, dopo aver trascorso alcuni anni in un istituto psichiatrico, torna a casa dai genitori e tenta di guarire dalla sua malattia, con il fermo proposito di tornare dalla moglie Nikki. Lo aiutano in questo suo percorso la madre e una vicina di casa, la giovane vedova Tiffany, anche lei instabile e in cura da uno psicologo.

Impressioni:

Prima di tutto una considerazione: come mi infastidisce quando, insieme all'uscita di un film il libro da cui è tratto viene ristampato con la copertina che riproduce la locandina cinematografica. Certo in questo modo chi non è molto avvezzo alla lettura è maggiormente attirato anche all'acquisto del libro, io però trovo tali copertine una mancanza di riguardo, un modo per togliere personalità ad un'opera letteraria. In questo caso poi la locandina non è particolarmente bella e così per tutto il tempo della lettura mi sono ritrovata a guardare gli occhioni azzurri di Bradley Cooper (sempre un bel vedere però...) e il profilo di una delle attrici più interessanti del momento, ovvero Jennifer Lawrence a.k.a. Katniss Everdeeen, per chi l'avesse seguita anche in Hunger Games.
Il risultato è stato che per tutta la lettura non ho potuto immaginare i due protagonisti in modo diverso dai suoi interpreti cinematografici, un aspetto un po' limitante credo.
Senza contare che anche il titolo, semplificato in Il Lato Positivo, centra perfettamente una delle caratteristiche del protagonista, Pat Peoples, ma allo stesso tempo azzera tutto il fascino del titolo precedentemente usato, ovvero L'orlo argenteo delle nuvole (in originale Silver Lining Playbook), che è il modo che usa Pat per descrivere il suo credere fermamente nel lieto fine di ogni storia, lui dice che dietro ad ogni nuvola si nasconde sempre  il sole. Un'immagine potente che dovrei tenere a mente anche io quando vengo presa dai miei momenti di pessimismo cosmico.

Dopo questo lungo preambolo posso dire soltanto che questo libro è stato una ventata d'aria fresca, una parentesi leggere e positiva. 
È un bel libro con un protagonista indimenticabile nel suo essere un ingenuo adolescente di trent'anni, che crede nel lieto fine di ogni storia e solo questa positività può aiutarlo, dal momento che la vita non è stata tanto generosa con lui.

"Malgrado stessi difendendo mio fratello, malgrado non abbia ferito il tifoso dei Giants in modo grave, non ne vado affatto orgoglioso. Mi sento in colpa. Dovrebbero rinchiudermi ancora nel posticcio. Ho l'impressione che il dottor Timbers avesse ragione sul mio conto, quando diceva che non posso fare parte del mondo reale in quanto privo di controllo e pericoloso. Ma naturalmente non ne parlo con Jake, specie perché non è stato rinchiuso e non capisce come ci si sente a perdere il controllo, e poi adesso gli interessa solo vedere la partita e nessuna di queste storie gli dice qualcosa visto che non è mai stato sposato e non ha mai perso una persona come Nikki e non sta affatto cercando di migliorare la propria vita, perché non ha la minima idea della guerra che si scatena dentro di me ogni cazzi di mattina, delle esplosioni chimiche che mi si accendono nel cranio come fuochi d'artificio del 4 luglio, e di quei bisogni terribili, degli impulsi, dei..."


Proviene da una famiglia in cui il fratello e il padre sembrano più problematici di lui, sono dei fanatici del football americano, della squadra degli Eagles, e non solo sono violenti, ma il padre riversa tutta la sua negatività sulla famiglia nel caso la sua squadra perda, trattando male tutti, permettendosi di considerare la moglie come una serva e di ignorare un figlio come Pat che invece avrebbe bisogno di essere rassicurato come un bambino.

Da una lettera di Nikki a Pat:
"Mi spiace che i risultati delle partite continuino a determinare i rapporti di tuo padre con i suoi familiari più stretti. Quella poveretta di tua madre..."

Come se non bastasse la moglie di Pat, Nikki, lo ha lasciato quando la sua instabilità psichica si è fatta evidente in tutta la sua forza, non lo ha mai più ricontattato, nè gli è stata vicino quando Pat è finito in un istituto per malattie mentali, rimanendovi per parecchi anni. Malgrado lui speri con ogni atomo del suo corpo di tornare da lei, anzi questo suo proposito è l'unico che lo spinge a migliorare giorno dopo giorno, il personaggio di Nikki mi ha provocato una profonda antipatia, simile a quella che ho provato per il padre di Pat. 

Per sua fortuna Pat trova conforto in una madre chioccia che lo vuole riportare alla vita, lo segue e lo sprona a migliorare, e nella vicina di casa Tiffany, instabile anche lei ma che è per lui un grillo parlante che lo porta ad aprire gli occhi, seppur in modo brutale, sulla realtà. 

"Guardo Tiffany, seduta con le spalle curve e i gomiti sul tavolo. Porta una camicetta nera che fa sembrare ancora più scuri i suoi capelli. Ha esagerato col trucco, come al solito. Sembra triste. Sembra arrabbiata. Sembra diversa da tutti quelli che conosco: non è capace di stamparsi in faccia quel l'espressione contenta che hanno gli altri quando sanno di essere osservati. Per me Tiffany non recita, e la cosa chissà perché mi ispira fiducia."

Intorno poi gravitano molti altri personaggi, uno su tutti il simpaticissimo psicologo indiano,super tifoso di football come Pat, che assume più l'aspetto di un angelo custode, che di un dottore.

Insomma, un libro che ti trascina nel difficile universo di uno "schizzato", ma in modo lieve, ironico, dolce. Un libro che si fa leggere da solo e che non si dimentica.




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