Stephen King - La chiamata dei tre (La Torre Nera, vol. 2)


"Sbucò dal nulla diretto verso il nulla, uomo di un altro tempo che apparentemente viaggiava nel senso di una conclusione senza senso."


Titolo: La chiamata dei tre
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Dati: 2003, pagine 347
Prezzo: € 13,00
Traduttore: T. Dobner





Trama

Il pistolero Roland, dopo il colloquio con l'Uomo Nero che concludeva il primo volume, si risveglia sulla spiaggia del Mare occidentale. È notte e alcuni mostri sbucati fuori dall'acqua lo mutilano di due dita della mano destra e di un alluce. I mostri, simili a gigantesche aragoste, fanno di più, lo avvelenano e così l'ultimo cavaliere dovrà combattere contro il dolore e la febbre mentre cerca ltre porte che si apriranno su altri mondi, alla ricerca delle persone che lo aiuteranno nella ricerca della Torre Nera. Tutte e tre le porte si apriranno su New York in diverse epoche temporali ed egli farà così la conoscenza di Eddie Dean,un tossico dipendente alle prese con un carico di droga, una donna dalla doppia personalità e un uomo molto pericoloso.



Impressioni

Il secondo volume della saga della Torre Nera costituisce sicuramente un passo avanti rispetto al primo volume. Meno contemplativo e ripiegato su se stesso, meno auto celebrativo, si avvicina di più allo stile kinghiano, sia come stile, sia per azione. Qui spesso si corre veloci nella lettura perché il fiato resta sospeso e si vuole ad ogni costo scoprire come andrà a finire.
L'espediente narrativo delle tre porte che si aprono sul nostro mondo dà sicuramente un ampio respiro al romanzo e sono quei momenti ad essere stati per me i punti di maggior interesse, perché più ricchi di azione e colpi di scena e soprattutto per la curiosità di conoscere quale nuovo personaggio si sarebbe unito a Roland nella sua ricerca.


"Era capitato in un mondo che lo aveva travolto con nuovi prodigi praticamente ad ogni angolo di strada, un mondo dove le carrozze volavano nell'aria e la carta aveva il valore della sabbia e l'etimo di tutti i prodigi era molto semplicemente che per quella gente non c'era più niente di prodigioso: lì, in un luogo di miracoli, vedeva solo volti tranquilli di persone disincantate."


A favore di King bisogna dire che riesce a tenere la scena anche nel mondo di Roland, il Medio-Mondo, malgrado sia molto difficile. In fondo qui potrebbe non succedere niente di così eclatante perché i personaggi rimangono per tutto il tempo su di una spiaggia interminabile dove l'unico diversivo è costituito dalle aramostre, i mostri che escono dall'acqua al calare delle tenebre.
La narrazione procede soprattutto grazie ai riusciti personaggi che incontra Roland.
Eddie Dean è un tossico con profonde crisi individuali e personali, un uomo dibattuto per il rimorso di aver lasciato morire il fratello tanto amato nelle mani dei gangster, che prova sentimenti ambivalenti per Roland, di ammirazione per averlo salvato e di odio perché è consapevole che il cavaliere lo userà solo per raggiungere i suoi scopi e non avrà rimorso nel caso sarà costretto a sacrificarlo.
Il secondo compagno di Roland, Odetta Holmes, è il personaggio che mi ha maggiormente colpito. Una donna di colore e costretta sulla sedia a rotelle dopo aver perso le gambe in un incidente in metropolitana, è una schizofrenica nel cui animo si dibatte il suo negativo, una donna di nome Detta Walker, spregevole, cattiva, assetata di sangue. Il dibattersi delle due personalità è strabiliante, fa rimanere il lettore col fiato sospeso perché è fonte di sviluppi inimmaginabili e spinge il lettore a chiedersi spesso di fronte a chi si troveranno i personaggi. Quanto Odetta è buona, leale, caritatevole, tanto il suo negativo è una donna meschina. La lotta tra le due personalità e il loro ricongiungimento finale mi ha spesso ricordato il personaggio di Smeagol- Gollum del Signore degli Anelli, saga che ha ispirato King, almeno per quel che riguarda il primo volume della Torre Nera.
Una bella lettura, un King di sicuro molto diverso dai suoi romanzi più conosciuti, un'opera ambiziosa e onirica che mi ripropongo di continuare a leggere.



"Ciò che contava per lui era il cambiamento che lui stesso apportava al corso normale dell'esistenza; era il nuovo profilo che scolpiva il fluire della vita altrui…e forse nel destino non solo dei suoi bersagli, ma anche di un'ampia cerchia di persone intorno a loro, come le increspature circolari di un sasso lasciato cadere nelle acque immobili di uno stagno."



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